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venerdì, Aprile 19, 2024
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Salame Napoli, una ricetta di 400 anni da salvaguardare e valorizzare

Il salame Napoli, o salame napoletano come siamo abituati a richiederlo al bancone dei salumi al supermercato, non è un semplice salume: è una delle tradizioni più antiche e gustose della nostra terra.

Salame Napoli o salame napoletano

La ricetta originale, quella di Nonna Rosa, custodita in un libro che consultava da sola, ha più di 400 anni ed è oggi la favola di milioni di Italiani grazie alla famiglia Spiezia che con le sue produzioni dona il sorriso e il gusto a molte famiglie non solo partenopee, ma anche quelle del Belpaese.

Il laboratorio dei salumi Spiezia nasce alle porte di Napoli, in quella lingua di terra che collega la nostra città ad Avellino, San Vitaliano, dove dal 1907 si produce il salame Napoli secondo la tradizione. Questa ditta, da generazioni, si tramanda le numerose ricette di Nonna Rosa, insegnando, con segretezza, come si crea questo salume e come si lavora di spago.

Proprio per questo motivo, la ditta, e in particolare il suo direttore, Paola Spiezia, punta al riconoscimento e alla tutela del marchio per proteggere la tradizione culinaria dalla violenza delle imitazioni che non rendono giustizia al prodotto originale.

Il salame Napoli è un prodotto che gustavano i viaggiatori quando nacquero le prime locande nel napoletano, in particolare quelle che offrivano ristoro a chi raggiungeva Bari da Napoli e questo salame era il più richiesto tra le pietanze in menu. La richiesta fu così alta nel corso degli anni che in men che non si dica fu trasformato in prodotto industriale.

Così i responsabili dell’antica azienda con il supporto del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, hanno ottenuto subito il suo appoggio. Come riporta Il Mattino, è stato predisoposto un tavolo di lavoro per la salvaguarida del brand, dunque il gruppo mira a Roma e poi Bruxelles per la valorizzazione del prodotto come prodotto d’eccellenza: “La ricetta di nonna Rosa – dice Paola Spiezia – può sostenere il reddito di 10mila lavoratori del comparto e soprattutto può contribuire a far superare il gap di un’Italia che nonostante il coraggio degli imprenditori del Sud, corre a due velocità“.

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