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domenica, Ottobre 6, 2024
Homestoria e leggendePiazza del Gesù, la statua dell'Immacolata cambia il suo aspetto

Piazza del Gesù, la statua dell’Immacolata cambia il suo aspetto

Napoli esoterica e segreta tra gli edifici centenari e statue suggestive. Leggende che animano i vicoli del centro storico e che rendono le passeggiate ancora più interessanti e misteriose. Oggi vogliamo parlarvi in modo particolare dell’obelisco dell’Immacolata posta al centro della Piazza del Gesù Nuovo.

Piazza del Gesù, la statua dell'Immacolata cambia il suo aspetto

Voluta dai gesuiti che avevano sede nella chiesa che dà il nome alla piazza, precedentemente, si trovava la statua di Filippo V, realizzata per commemorarne la sua visita nella città di Napoli. Quando però gli austriaci arrivarono nel capoluogo campano la statua costruita da Vincenzo Vaccaro venne sostituita.

Il monumento fu disegnato da Giuseppe di Fiore e Giuseppe Genoino e la statua dell’Immacolata fu invece realizzata da Francesco Pagano, uno degli scultori più richiesti a Napoli che collaborò anche con Giuseppe Sanmartino, l’autore del famosissimo “Cristo Velato”.

E proprio l’Immacolata è frutto di quella illusione ottica, forse voluta, che si può osservare in piazza, e in modo particolare, qualche istante prima del tramonto, quando quel gioco tra luce e ombra, come diceva Leonardo Da Vinci: “crea dei figli che si chiamano colori”. E proprio grazie a questo gioco che si può individuare il “doppio volto” dell’Immacolata.

Se l’osservatore si pone di fronte alla Vergine, che si trova in cima alla guglia, la può ammirare bellissima, coronata di stelle, con un vestito dal drappeggio impeccabile nelle rifiniture e con quel piede, su una falce di luna, intenta a schiacciare il serpente biblico. Basterà poi spostarsi leggermente, alle sue spalle, per trovarsi di fronte ad una figura totalmente diversa, quella della morte. Una sagoma senza volto, nascosta da un cappuccio e la falce che spunta dietro il manto.

Ancora oggi non si sappiamo se l’illusione sia stata realizzata per volere dei gesuiti o magari frutto del caso. Tuttavia bisogna considerare che l’opera fu realizzata in quella Napoli esoterica che viveva sotto l’influsso di quel nobile alchimista: il principe di Sansevero.

La “doppia faccia” dell’immacolata è così precisa che sembra non essere dovuta al caso; è probabile che padre Pepe dell’ordine dei Gesuiti abbia chiesto realmente allo scultore di realizzare una sorta di “memento mori“, che di solito nella pittura della Controriforma viene identificato con un teschio, e che in questo caso nella statua della Vergine risuona come un “ricordati che devi morire” attraverso la figura della morte di cui la raffigurazione più diffusa nell’immaginario collettivo è quella dello scheletro coperto da un saio nero, munito di cappuccio e che brandisce la falce a simboleggiare la vita raccolta come il grano.

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