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Real Orto botanico di Napoli: storia e peripezie

Non tutte le città possono vantare al loro interno di un Orto Botanico come il nostro. Padova anche ne vanta uno, ma quello più importante è certamente quello di Napoli grazie alle numerose qualità di specie di piante presenti.

Real Orto botanico di Napoli

Fu fondato nel 1807 ai piedi della collina di Capodimonte alle spalle del Real Albergo dei Poveri. Oggi però il Real Orto Botanico è una struttura universitaria che appartiene alla facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.

Quando fu realizzato, al primo allestimento, contribuirono botanici partenopei importanti come Vincenzo Petagna e Michele Tenore. Nel decreto di fondazione, firmato da Giuseppe Bonaparte, inoltre, si indicava lo scopo delle struttura che doveva servire all’istruzione pubblica, allo sviluppo delle arti mediche, dell’agricoltura e industria.

Il progetto venne portato avanti da due architetti: il primo, Giuliano de Fazio, che a fu l’autore della facciata monumentale e del viale perpendicolare corrispondente e della stufa temperata, una serra che diede molta importanza all’orto. La parte inferiore invece fu realizzata ad opera di Gaspare maria Paoletti.

Nel corso dei secoli la direzione dell’orto cambio ovviamente tanti direttori, ma tutti si impegnarono con la stessa passione per accrescere la sua importanza consegnandocelo, oggi, in tutto il suo splendore. Tuttavia anche l’orto botanico di Napoli conobbe periodi difficili, soprattutto durante la seconda guerra mondiale: fu devastato dai bombardamenti e tuttavia accolse parte della popolazione in fuga. Qui si decise di coltivare i beni di prima necessita e alcune aree della struttura, invece, furono adibiti a scopi militari. Ma il primo direttore, nel secondo dopoguerra, riuscì a riprndere in mano le sorti dell’orto, ristrutturandolo con l’aumento degli strumenti a disposizione dei botanici e delal trasformazione della “valletta”, voluta da Gasparrini, per quello che oggi viene definito filicetum, ovvero un’are espositiva disposta in tre criteri: sistematico, ecologico ed etnobotanico. Il suo successore Aldo Merola, invece, riuscì a risollevare le sorti economiche dell’orto grazie a finanziamenti straordinari per migliorare la sturttura, infatti vennere realizzate due nuove serre e un impianto di riscaldamento con rete di distribuzione idrica.

Tuttavia, negli anni ’70, l’orto sembrava ancora impoverito e fu anche abolita la “stazione sperimentale per le piante officinali”. Ad ogni modo ci fu una ripresa grazie all’acquisto di piante in diverse parti del mondo e del Prof. Luigi Califano, illustre botanofilo che partecipò alle spedizioni botaniche arricchendo le collezioni dei Cycadales di specie del genere Tillandsia, di succulente e di felci. Ma fu soprattutto grazie a Merola che l’Orto si riprese, per via dei suoi contatti con gli altri Orti europei favorendo lo scambio di materiale vegetale e scientifico. Vennero realizzate anche nuove aree: L’area delle Pinophyta, l’agrumeto, la vaseria e il palmeto costituiscono esempi di zone a carattere tassonomico, mentre il “deserto”, la “torbiera”, la “spiaggia” e la “roccaglia” rappresentano aree a carattere ecologico in cui si è tentata la ricostruzione di ambienti naturali.

Nonostante l’impegno il Real Orto Botanico di Napoli sembra non trovare pace. Negli anni ’80, la città partenopea, fu colpita da un terremoto devastante e la popolazioni, nuovamente occupò questo spazio incontaminato nella città. Molti furono i danni, soprattutto alla struttura del castello perché utilizzato come rifugio da parte dei terremotati. Fu liberato solo successivamente con l’ausilio della forza pubblica e l’Orto venne dotato di un servizio di sorveglianza armata, per arginare furti alla struttura.

Alla fine del 1981 fu nominato direttore Paolo De Luca. La riparazione dei danni causati dal terremoto fu in parte effettuata con i fondi stanziati dal governo per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma.

real-orto-botanico-castello

Il castello invece fu totalmente restaurato. Tale edificio eretto tra il XVI e XVII secolo, per molto tempo ha ospitato l’Istituto di botanica, il laboratorio, la biblioteca, l’erbario e il museo. Oggi è la sede delle attività amministrative e tecniche, oltre che del museo di paleobotanica ed etnobotanica.

I numeri. Attualmente l’Orto botanico di Napoli si estende quasi per 12 ettari e ospita 9.000 specie diverse, per un totale di quasi 25.000 esemplari raggruppati in collezioni organizzate secondo criteri sistematici (raggruppamento di specie analoghe dal punto di vista filogenetico), ecologici (raggruppamento delle specie in base ai parametri ambientali delle zone geografiche di provenienza) ed etnobotanici (raggruppamenti in base al tipo di applicazione determinato dall’uomo) e tutte provenienti da ogni parte del mondo. Le aree in cui sono sistemate le piante seguono un criterio ecologico: il filiceto, l’area delle Pinophyta, il palmeto, l’agrumeto, l’area delle Magnoliophyta e piccole zone dedicate a singoli taxon di piante a fiore. Le zone che, invece, non seguono alcun criterio è quella dell’arboreto, la collezione di bulbose, tuberose e rizomatose e il vivaio.

Real Orto botanico di Napoli

La coltivazione delle specie rare e in via di estinzioni. Questa è una delle zone più importanti dell’orto botanico perché custodisce e coltiva collezioni in via d’estinzione nel loro habitat naturale. Un esempio sono le Cycadales e le felci arboree, e sono coltivate entità endemiche viventi in Campania, come ad esempio Kochia saxicola e Primula palinuri, o scomparse dai siti naturali della nostra regione, come Ipomoea imperati. Queste specie vengono riprodotte e moltiplicate per ottenere un cospicuo numero di esemplari nel caso in cui le si voglia reintrodurre in natura nel caso in cui dovessero scomparire dai loro siti di crescita naturale.

Questa piccola oasi nella città è molta apprezzata soprattutto dai turisti in visita a Napoli. Ad onor del vero ci sono infatti molte recensioni sul portale Trip Advisor, pubblicate proprio dai visitatori: “Forse l’orto botanico storico più bello d’Italia. Il fascino della storia trasuda dall’architettura dell’edificio all’importanza data alla didattica dove tutto è ordinato e ben curato per finalità scientifiche. Tante sono le sezioni, da quelle mediterranee a quelle tropicali, da quelle desertiche a quelle acquatiche. Non mancano serre con ninfee tropicali ed altre piante degli ambienti umidi, percorsi sensoriali etc.”; “Una bella passeggiata in questa struttura paradisiaca sommersa nella natura con infinite piante e uccelli”; “Una delle notevoli meraviglie di Napoli. L’Orto Botanico da tantissimi anni è un luogo molto interessante con diverse piante di ogni genere. All’interno, nel passeggiare tra queste meraviglie, si dimentica di essere nel centro di Napoli. Assolutamente raccomando di passare di qui se siete a Napoli

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