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Italiani scoprono tre biomarcatori per prevedere lo scompenso caridaco

Un’altra scoperta italiana che ci riempie d’orgoglio. Gli esperti dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio di Pisa hanno pubblicato i risultati della loro ricerca sul Journal of the American College of Cardiology; i ricercatori italiani, infatti, hanno scoperto che il dosaggio ematico di tre biomarcatori permette ai medici di predire il futuro dei pazienti con scompenso per valutare le probabilità di ospedalizzazione o morte cardiovascolare o altre cause.

Quando si parla di scompenso cardiaco si fa riferimento a patologie cardiovascolare, cause principale di ricovero o decesso, soprattutto nel mondo occidentale. Il nostro cuore non riesce più a portare avanti la propria attività contrattile di pompa non riuscendo più a far viaggiare il sangue necessario per il funzionamento dei nostri organi.

Grazie a questo studio, però, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che il dosaggio ematico di tre biomarcatori sono in grado di fornire ai medici le informazioni utili per predire i rischi per il paziente e consentono a valutare la probabilità di ospedalizzazione.

I nostri ricercatori hanno tuttavia lavorato con scienziati internazionali e analizzato 4268 pazienti stabilendo che attraverso alcune metodiche statistiche avanzate come meta-analisi e/o dati individuali, sia stato possibile stabilire per la prima volta i valori di soglia di rischio da utilizzare per orientare la decisione clinica (27 ng/ml, 1,360 ng/L, 18 ng/L), riuscendo così a intervenire sulle necessità del paziente.

Italiani scoprono tre biomarcatori per prevedere lo scompenso caridaco

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