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sabato, Luglio 27, 2024
Homestoria e leggendePosillipo: una lupa mannara di nome Iolanda Pascucci

Posillipo: una lupa mannara di nome Iolanda Pascucci

Anche se come “leggenda” non è famosa tanto quanto quella della “Bella ‘Mbriana“, la storia della Lupa Mannara di Posillipo è affascinante e avvincente. Noi ci siamo chiesti: “Ma esiste veramente la licantropia?”. Ebbene sì, quindi il caso di Iolanda Pascucci tanto una leggenda non è.

Iolanda Pascucci, la Lupa Mannara di Posillipo

Per farvela breve, la psichiatria riconosce una sindrome che viene definita licantropia clinica, sono affette quelle persone convinte di potersi trasformare in qualche animale. Quello più quotato è il lupo, e le persone che soffrono di questa sindrome incominciano a comportarsi come loro. In alcuni casi, addirittura, i pazienti desiderano cibarsi di carne cruda, a volte anche umana.

Ma a quanti di voi, è capitato, di essere svegliato dagli ululati di un lupo nonostante sapete di vivere in una zona dove non è facile trovarne uno? Durante la seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, ad esempio, sono state raccolte numerose testimonianze di avvistamenti di lupi mannari, soprattutto nella zona di Miano e Agnano. Ma il caso più conosciuto, senza alcun dubbio, è quello di Iolanda Pascucci meglio conosciuta come la “Lupa Mannara di Posillipo“.

Chi è affetto da licantropia, si trasforma in un vero e proprio lupo. Insomma, non subiscono una metamorfosi, come nei film hollywoodiani, ma una piccola trasformazione c’è per coloro che ne vengono colpiti: “licantropia” dal greco “lykòs“, significa lupo e “anthorpos” significa uomo. Inoltre questa sindrome viene definita anche di “Mal di Luna”.

Nel racconto popolare il licantropo o lupo mannaro viene visto come una creatura demonica affamata e assetata di sangue, che di notte si trasforma in questo animale per andare a caccia, cibarsi, per poi dimenticare tutto il giorno dopo, quando allo scomparire della luna riassume nuovamente sembianze umane.

Un caso del genere è stato registrato in Italia ed è attribuito a Iolanda Pascucci. Nacque a Roma nel 1921. Una bambina spensierata, con un’infanzia comune ad altre sue coetanee, almeno fino al compimento dei 12 anni, quando si manifestò per la prima volta il “Mal di Luna“.

La stampa italiana, intorno agli anni ’40, iniziò ad interessarsi a lei. La donna, infatti, raccontò dei sintomi della licantropia che non la lasciavano vivere. Durante le notti di luna piena, Iolanda racconta che improvvisamente ondate di eccitamento le pervadevano il corpo con un grande bisogno di bere a causa del bruciore che le saliva fino alla gola. Ovviamente, sul piano fisico, non subiva trasformazioni. Niente crescita di peli e orecchie a punta come un vero e proprio lupo. I gemiti, o gli ululati, come dir si voglia, probabilmente derivavano da dolore che subiva per via della “trasformazione interna”.

Tuttavia, il segreto di Iolanda Pascucci, fu tenuto davvero segreto, almeno fino al matrimonio. Si sposò con un musicista, e la serenità delle nozze, e i figli, sembravano aver attenuato le sue crisi notturne che, quando ritornavano, cercava di nascondere rifugiandosi nei boschi di notte, per rientrare all’alba, soprattutto per salvaguardare l’incolumità dei suoi figli, che ebbe durante gli anni di matrimonio. Purtroppo il suo segreto non durò a lungo, il marito la scoprì, e intento a trovarle una cura la fece sottoporre ad una serie di trattamenti.

Iolanda era probabilmente contro queste cure mediche, soprattutto se all’epoca si usava curare anche con l’elettrochoc. Così decise di fuggire da Roma a Napoli, rifugiandosi a Posillipo. L’aria di mare di questa zona era rinomata per le sue proprietà curative, e la licantropa, in qualche modo, pensò che quest’aria potesse giovare anche a lei.

Dai giornali di questo periodo, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, si apprende che una volta, la donna, in preda alle sue crisi in un locale notturno di Napoli, fu condotta dalla polizia nell’ospedale degli Incurabili. Venne definita come una “indemoniata” e sottoposta ad ulteriori trattamenti.

Anche in questo caso Iolanda riuscì a fuggire facendo perdere le sue tracce. Tuttavia, in base alle testimonianze dell’epoca, molti asserirono di continuare a sentire i suoi ululati. Probabilmente si nascose nuovamente a Posillipo, e i suoi ululati, spesso, si andavano a confondere con il suono delle sirene che annunciavano l’arrivo dei bombardamenti. Allarme che serviva alla popolazione per andare a rifugiarsi nei ricoveri appositi.

Dal giorno del suo ricovero a Napoli di Iolanda Pascucci non si seppe più nulla, ma la gente del luogo la ricorderà sempre come la “Lupa mannara di Posillipo”, che se oggi fosse ancora in viva avrebbe circa 95 anni.

Lupo Mannaro Show dei record

Ma quanta curiosità e verità dietro la leggenda e/o patologia del Lupo Mannaro?

Come abbiamo visto, la licantropia, è un disturbo che provoca non pochi problemi di salute per chi ne è affetto. Ma nella fattispecie esiste un tipo di malattia che si chiama “Ipertricosi“, che noi volgarmente definiamo la sindrome del lupo-mannaro. Al mondo esistono casi del genere, celebre è quello dei due gemelli da Guinnes dei Primati. Si tratta dei fratelli lupo che sono stati anche in Italia, ospiti allo Show dei Record di Barbara D’Urso. Questo sindrome provoca la crescita eccessiva di peli su tutto il corpo, ricoprendo anche il viso. La causa è un disturbo in alcuni geni del Dna.

Il caso più celebre di lupo-mannaro è legato ad una vicenda romantica e piena di fascino. Il primo lupo-mannaro attestato dalla storia risale al 1648 e riguarda un nobiluomo: lo spagnolo Petrus Gonsalvus. I suoi ritratti, cono i suoi figli, sono molto celebri anche oggi che tuttavia, questa sindrome, è spesso ripresa come fenomeno da baraccone, mentre all’epoca questo tipo di persone suscitavano molto interesse nella comunità scientifica.
Tornando al nobiluomo, quando si trovava in pubblico, doveva affrontare ogni volta la curiosità delle persone. Ma tuttavia era un uomo molto apprezzato per la sua grande cultura e gentilezza.

Petrus Gonsalvus e la sua sposa
Petrus Gonsalvus e la sua sposa

E state attenti, qui la svolta romantica della storia: è a lui che si ispira la leggenda de “La Bella e la Bestia”. A Petrus Gonsalvus fu imposta una bellissima moglie, Catherine della famiglia De’ Medici, che quando conobbe il suo sposo svenne dalla paura. L’uomo ricoperto di peli le fece un certo effetto, nonostante le avessero accennato la caratteristica del suo aspetto. Ma davanti a queste brutte “apparenze”, la bellezza interiore del nobiluomo, dotato di una cultura enorme e munito dei modi migliori del mondo, conquistarono il cuore della sua dolce sposa. I due si innamorarono, e il dettaglio della “Bestia” rimase appunto solo un dettaglio.

E ora leggete con attenzione: se avete sempre pensato che la Reggia di Capodimonte è avvolta da un’atmosfera di romanticismo, ci avete preso in pieno! Durante un soggiorno in Italia il nobile spagnolo e consorte furono ospitati presso la corte di Margherita di Parma: si innamorarono del nostro Paese e decisero di trasferirsi a Napoli, nella nostra Reggia, dove vissero fino alla fine dei loro giorni.

Fonti: quartiereposillipo.wordpress.com

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