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sabato, Luglio 27, 2024
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Polpette al Sugo

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Una classica ricetta napoletana che mette d’accordo proprio tutti sono senza dubbio le “polpette al sugo“. La versione classica è ovviamente quella partenopea. Questa pietanza nasce dalla necessità popolare di non buttar via gli avanzi. Il cibo era un bene prezioso e veniva reimpiegato per sfamare intere famiglie e quartieri. Da questa tradizione che nascono le tanto amate polpette al sugo che oggi, quasi a pari della pizza, sono conosciute in tutto il mondo.

Polpette al sugo: l’origine

Inoltre con il sugo delle polpette si può condire anche la pasta. Per questo ha una doppia utilità ma ciò non vuol dire che renda le pietanze meno buone, anzi! Sfidiamo chiunque a non fare una bella “scarpetta” quando la pasta nel vostro piatto sarà terminata.

Noi oggi vi proponiamo la ricetta originale delle polpette al sugo. Quella delle popolane o delle mogli degli operai che erano soliti preparare ‘a marenna (la colazione) ai propri mariti e che avrebbero consumato durante la loro pausa pranzo.

polpette al sugo
Instagram Credit: @alessia_di_chiara

Ricetta polpette al sugo

Ingredienti per le polpette al sugo:

  • polpa di manzo macinata, 300 gr
  • polpa di maiale macinata, 300 gr
  • mollica di pane raffermo ammollata nel latte e strizzata, 150 gr
  • uova, 2
  • pinoli, una manciata
  • uvetta ammollata, una manciata
  • parmigiano grattugiato, una manciata
  • aglio, uno spicchio
  • prezzemolo tritato
  • farina e pane grattugiato, q.b.
  • olio di arachidi per friggere
  • sale q.b.

Ingredienti per il sugo:

  • pomodori sammarzano, 1 kg (o passata di pomodoro, 1 l)
  • aglio, uno spicchio
  • basilico
  • olio evo, q.b.
  • sale, q.b.

Preparazione:

  1. Tutti insieme in una ciotola mettiamo il trito di manzo e di maiale, le uova, lo spicchio d’aglio tritato, il parmigiano grattugiato, la mollica di pane strizzata, il prezzemolo tritato e un pizzico di sale. Otteniamo un composto denso. Se troppo morbido aggiungiamo del pan grattato.
  2. Con i palmi della mano modelliamo le nostre polpette senza scordarvi di introdurre all’interno pinoli e uvetta richiudendo bene la sfera.
  3. Poi passiamo alla frittura: prima passiamole nella farina e poi cuociamole in una padella con olio di arachidi caldo. Saranno pronte quando inizieranno ad assumere un colore dorato. Dopodiché estraiamole dalla pentola e lasciamole asciugare su carta da cucina assorbente.
  4. Dopodiché in una pentola prepariamo il sugo facendo dorare uno spicchio d’aglio nell’olio. Aggiungiamo i pomodorini (prima sbollentati) o la passata di pomodoro e saliamo q.b.
  5. Appena il sugo inizierà a bollire abbassiamo la fiamma e aggiungiamo le nostre polpette procedendo con la cottura per almeno altri 30 minuti. A fine cottura aggiungiamo le foglie di basilico fresco.
  6. Ora possiamo servire le nostre polpette al sugo cospargendole ulteriormente con un bel mestolo di sugo.

La storia antica delle polpette al sugo

La storia delle polpette al sugo è antichissima. Le sue origini risalgono addirittura al XV secolo quando il nome “purpett'” (polpetta) si pensava derivasse dal francese paupière. Per i più curiosi ecco tutta la staria:

Ricetta polpette napoletane al sugo: nei ricordi degli infanti partenopei

Tuttavia le polpette vantano di versione diverse. Poi come in ogni luogo della nostra Italia, Regione che vai ricetta che trovi. Ma per non mandarvi fuori strada vi segnaliamo un manuale facile da seguire per realizzare la polpetta al sugo perfetta con tutti gli errori da non fare:

Come cucinare le polpette di carne: fritte, al sugo o con melanzane

Perché si dice fare la scarpetta?

Curiosità: perché si dice “fare la scarpetta”?

Questo modo di dire in realtà ha due possibili origini. Molto utilizzata nell’Italia meridionale, fa riferimento ad una metafora: paragona la scarpe che abitualmente indossiamo al pane, e proprio come lei, quando cammina raccoglie da terra ciò che trova, così facciamo con la fetta di pane quando dal piatto raccogliamo tutto il sugo.

La seconda ipotesi, invece, fa riferimento alla parola “scarsetta“, che in lingua napoletana significa povertà e obbliga le persone ad accontentarsi di poco, dei miseri avanzi e dunque ripulire bene il piatto per cercare di riempire la pancia. Altri invece ne fanno una questione figurativa: il dito che spinge il pezzo di pane nel piatto, somiglia a una gamba che esce fuori dalla scarpa.

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